Quasi CARTAMONETA: la “coccarda patriottica” per il soccorso a GARIBALDI

E’ il 15 agosto del 1848, le acque del Lago Maggiore bagnano la riva di Luino. Poco più il là, il silenzio del lago viene interrotto dal rumore della battaglia: le truppe garibaldine, incuranti delle voci di armistizio, continuano la lotta contro gli Austriaci ottenendo la prima vittoria in territorio italiano del generale. Sul campo restano decine di feriti, e 34 tra soldati italiani e austriaci.

Laura Solera Mantegazza, gentildonna e patriota

Dalla riva opposta del lago, una signora di mezza età, Laura Solera Mantegazza (1813-1873), osserva quanto accade a Luino e alla sera, quando la battaglia è giunta al termine, si presenta a Garibaldi proponendogli di trasportare nella propria villa estiva di Cannero – La Sabbioncella – i feriti, senza distinzione tra italiani ed austriaci.

La guerra, ormai segnata, volge al termine e i garibaldini dovranno arrendersi di li a pochi giorni, ma l’incontro tra Laura Mantegazza e Giuseppe Garibaldi è il preludio a un rapporto di stima e collaborazione, nonché di condivisione degli ideali patriottici che caratterizzano il periodo di guerre per l’indipendenza.

L’occasione propizia per mostrare l’impegno politico e la stima verso il condottiero Garibaldi è rappresentata dalla spedizione dei Mille. Erano trascorsi oltre dieci anni da quel primo incontro quando, nel luglio 1860 Laura si attiva personalmente per una raccolta fondi da destinare alle truppe in camicia rossa che stanno combattendo in Sicilia.

Predispone una “raccomandata alle donne italiane” incitandole, con parole decise e pungenti, a prodigarsi per la distribuzione di una “coccarda patriottica”, il “patriottico segno, il quale porta in fronte, coi colori nazionali, quell’immagine che vuol dire generosità, virtù, grandezza, eroismo, salvezza d’Italia, Garibaldi in somma!”.

Giuseppe Garibaldi ritratto con l’immancabile camicia rossa che fu l’uniforme delle sue truppe per tutte le campagne risorgimentali

Alla raccomandata vengono allegate le “norme per la distribuzione della coccarda patriottica”: “La coccarda patriottica si provvede colla offerta di lira una italiana. Ciascuna di essa porta un numero e la indicazione della serie. Ogni serie giunge fino a mille, ed avrà dieci premi estratti a sorte, uno per ogni centinaio […] vi saranno Comitati, perlopiù di signore, che faranno raccolta di doni e distribuiranno coccarde.”

Un successo a metà… per colpa di Mazzini!

Le coccarde riportavano sul fronte la bandiera italiana a strisce trasversali con la scritta SOCCORSO A GARIBALDI nella parte bianca, sormontata dall’effige del condottiero in uniforme. Il retro presentava un timbro SOCCORSI PER LA SICILIA e l’indicazione del numero di serie apposta a penna. Le dimensioni del biglietto erano molto ridotte (mm 22 x 44 circa).

Laura Solera Mantegazza (1813-1873)

Cronache dell’epoca riferiscono che della coccarda furono venduti solo 24.442 esemplari, un risultato che era al di sotto delle aspettative, probabilmente per via della diffusione di una diceria secondo la quale parte del ricavato sarebbe stato destinato a Mazzini, inviso alla popolazione milanese. Tale voce fu tuttavia smentita più volte, anche se invano, dalla Mantegazza.

La maggior parte delle coccarde patriottiche conosciute, apparse sul mercato numismatico o riportate sui cataloghi di cartamoneta, riportano serie successive alla venticinquesima, evidentemente mai vendute, probabilmente ritrovate ancora in fogli, ma pronte per la distribuzione e la vendita, ovvero numerate e timbrate.

Tali esemplari raffigurano il busto di Garibaldi con il viso e lo sguardo rivolti verso l’osservatore e la colorazione della bandiera tricolore realizzata a stampa.

La seconda variante del buono di sottoscrizione

E’ stato rinvenuto poi, in una antica collezione, un esemplare appartenente alle prime serie (precisamente alla seconda) che presenta delle varianti : Garibaldi viene infatti rappresentato con lo sguardo rivolto alla sinistra dell’osservatore, vestito sempre in uniforme.

La seconda variante della “coccarda patriottica” con ritratto di Garibaldi rivolto a sinistra

Il disegno è meno dettagliato e gli inchiostri usati per la stampa sono di minore qualità. Inoltre, la colorazione della bandiera è realizzata a mano, probabilmente dalle operaie degli asili di cui la Mantegazza era stata fondatrice. Le dimensioni del biglietto rimanevano inalterate, stesso discorso per il retro, che riportava timbro e numero di serie.

E’ evidente come la cura della stampa non potesse inizialmente essere molto elevata, considerati i tempi ristretti per la preparazione di un numero sufficiente di coccarde. La stessa venne evidentemente perfezionata in seguito; di qui la diversità nei biglietti delle ultime serie rispetto a quelli delle prime.

Grazie a una coincidenza, dunque, è stato possibile ricostruire questa vicenda che, come spesso accade, lega il collezionismo e lo studio dei nummi cartacei alla storia d’Italia, che ha visto partecipi anche donne di elevata statura morale come Laura Solera Mantegazza.

Torna in alto