La consuetudine del collezionista consiste nel visionare un biglietto, sfogliare il catalogo che reputa più attendibile, cercarne le caratteristiche e le relative quotazioni. Si è certi che qualcuno abbia già approfondito, studiato e reperito tutte le informazioni necessarie alla catalogazione dell’esemplare acquistato. A volte non va proprio così.
Venerdì 10 marzo 2017 una telefonata interrompe le mie attività lavorative riguardanti la cartamoneta. L’operatrice di un call center mi contatta iniziando quella che sembra essere la conversazione già più volte terminata in pochi secondi, dopo aver ascoltato il nome della compagnia telefonica di turno: questa volta però il nome della società mi è nuovo. Non solo, l’operatrice mi contatta per conto di un collezionista sordomuto, che si rivolge a loro per potermi contattare telefonicamente. Mi viene chiesto se posso riceverlo presso il mio studio per la perizia di un biglietto. Con piacere acconsento, riferendo che qualsiasi pomeriggio della settimana seguente potevamo incontrarci e avremmo potuto comunicare via sms. Così, la mattina del 14 marzo ricevo un messaggio e fissiamo un incontro al pomeriggio: il collezionista mi informa che avrebbe portato con se un biglietto da 500 lire del Banco di Napoli. Tutto come da copione, un nuovo sms per informarmi dell’imminente arrivo nel mio ufficio e l’auto che parcheggia. Il ripetersi di un film già visto, fin qui.
Accolgo due ragazzi, meno di 30 anni, che mi salutano e si accomodano. Inizia una insolita conversazione in cui posso comunicare scrivendo su carta, ma questo non potrà comunque celare il mio stupore qualche istante dopo: tirato fuori da una cartellina, mi viene mostrato un biglietto da 500 lire del Banco di Napoli stampato in colori verde e marrone. Uno sguardo veloce fa subito pensare al biglietto del 2° tipo, di estrema rarità ed emesso con decreti del 01/11/1869 e 01/11/1870, mancano solo le firme e il timbro a secco, ma qualche altra cosa non torna.
Tengo il biglietto tra le mani e ne verifico l’autenticità. Leggo “Napoli, 1 Giugno 1867” in basso al centro e ancora il numero di serie “A/D 01313” al centro in alto: in pochi istanti mi rendo conto che non si tratta della tipologia alla quale il primo sguardo aveva fatto pensare, quello che la consuetudine ti porta a immaginare.
Sto vivendo un’incredibile scoperta numismatica. I più recenti studi pubblicati nel catalogo “La Cartamoneta Italiana” Volume II di Guido Crapanzano e Ermelindo Giulianini finito di stampare nell’Aprile del 2010 riportano l’esistenza di una emissione di biglietti da 500 lire del 1° tipo del 1867, mai riscontrata e che avrebbe potuto riportare la data del 1 Luglio, per la quale esistono solo notizie bibliografiche. Sullo stesso catalogo, così come su alcuni precedenti testi numismatici, viene illustrato un esemplare “proof”, annullato e senza numeri di serie ne data di emissione, con colorazione differente rispetto all’esemplare emesso nel 1869 e 1870.
Con l’animo eccitato, come fossi Howard Carter mentre scopre la tomba di Tutankhamon, classifico quel biglietto, sinora unico nel suo genere, sconosciuto a tutti gli studiosi di numismatica: il più antico esemplare da 500 lire del Banco di Napoli, stampato dalla Bradbury Wilkinson di Londra, quasi pronto per la circolazione.
Il forte desiderio di possedere quell’unicum, mi spinge a iniziare una lunga trattativa, che mi consente di acquisirlo e mostrarlo ai lettori, i quali possono visionarlo in questa pagina e nella prossima revisione del Volume II de “La Cartamoneta Italiana”.
Il biglietto si presenta nella dimensione 187 x 108 mm su carta bianca filigranata. Si legge in controluce all’interno di un motivo ornamentale: “IL BANCO DI NAPOLI – 500 – LIRE CINQUECENTO”. Sul fronte, sopra la dicitura di fondo “CINQUECENTO”, si trova la frase: “Tiene Creditore il Cassiere Maggiore LIRE CINQUECENTO Che pagherà contro la presente firmata”. Le firme sono apposte come “Il Ragioniere”, “L’ispettore” e “Il Cassiere Maggiore”.
Il restyling della presente Fede di credito porterà nel 1869 alla stampa del nuovo tipo, delle medesime dimensioni e colori, stampato sulla stessa carta, ma con il doppio numero di serie in alto, con firma “Per Quietanza” anziché “L’ispettore” e cifra “500” nella posizione precedentemente occupata dal numero di serie.
In nessun mio precedente articolo avevo narrato in prima persona. La presente eccezione è motivata dal desiderio di trasmettere al lettore, senza filtri, il piacere della scoperta, della ricerca numismatica e soprattutto delle emozioni che il collezionismo di cartamoneta può offrire a chi sceglie di entrare a far parte di questo mondo.