“Il governo italiano, riconosciuta l’impossibilità di continuare l’impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane. La richiesta è stata accolta.”
Con queste parole, l’8 settembre 1943, la radio annuncia l’armistizio di Cassibile: l’Italia è spaccata in due: Regno del Sud e Repubblica Sociale Italiana. La divisione, più che geografica è politica e provoca l’inizio di una lotta interna nella Nazione, con la nascita di due fazioni contrapposte. Dopo la dichiarazione di armistizio, molti antifascisti si organizzarono in corpi, comitati e partiti armati partecipando a quella che fu definita Resistenza.
Non solo attivisti, ma anche molti cittadini comuni supportarono la lotta armata mediante la sottoscrizione di prestiti o buoni partigiani, che furono rimborsati dopo la guerra e la cui detenzione durante il conflitto poteva rappresentare un serio pericolo per la vita del possessore.
Per i motivi appena citati, i buoni sono di grandissima rarità e, nonostante quotazioni non proibitive, pochissimi collezionisti possono annoverare un numero rilevante di biglietti della Resistenza nelle proprie raccolte.
Tra i biglietti conosciuti vi è la serie di buoni del Partito d’Azione. Il Partito d’Azione, nato nel 1942 e durato circa cinque anni, fu attivo durante la Resistenza e godette, dell’appoggio delle formazioni Giustizia e Libertà, molte delle quali avevano sede in Piemonte. A tal proposito, è curioso notare che a capo della IV divisione alpina G.L., operativa nelle Valli di Susa, vi era una personalità nota a filatelici e numismatici: Giulio Bolaffi.
I buoni del Partito d’Azione – Giustizia e Libertà, emessi in tagli da 20 – 100 – 500 – 1.000 – 5.000 e 10.000 lire, furono distribuiti in Piemonte dalle numerose Divisioni. Sovente sugli stessi erano apposti i timbri dei Corpi Volontari: sono noti agli appassionati quelli della VI DIVISIONE ALPINA GL.
Di recente, nel capoluogo piemontese, due buoni da 5000 lire del Partito d’Azione sono stati venduti insieme alla tessera d’iscrizione dell’ex proprietaria, una professoressa nata nel 1911, da un erede.
Quello che, però, poteva inizialmente apparire un raro, ma, tuttavia, tipico rinvenimento si è contornato di mistero: entrambi i buoni, con numerazione quasi consecutiva e vicina a quella di esemplari già noti, presentano sovrastampe naziste e fasciste. I due buoni sono i numeri 1107 e 1109 (era già conosciuto il 1119 con timbro del Comando della VI Divisione Alpina Giustizia e Libertà, illustrato nel volume a cura di Guido Crapanzano Soldi d’Italia edito Fondazione Cassa di Risparmio di Parma).
Entrambi riportano su un lato due timbri circolari: uno in italiano, al cui centro è raffigurato il fascio littorio e intorno la dicitura “MINISTERO DELLE FF.AA. – III ISPETTORATO INTERPRO. MILIT. LAVORO PIEMONTE” e uno tedesco, con al centro l’aquila che sormonta la svastica nazista contornata dalla frase: “Der befehlshaber der sicherheitspolizei und des SD” , una cui traduzione letterale è: “Il comandante della polizia di sicurezza e delle SD”.
Il lato opposto, invece, presenta nel primo biglietto le diciture “SEGRETO” e “OBERSTURMFURER” (“Primo Comandante d’assalto” o “tenente”), mentre nell’altro esemplare la sola scritta in tedesco preceduta da due lampi stilizzati, simbolo delle SS.
Non era mai apparso in testi o articoli un esemplare con simili sovrastampe, alla cui presenza è difficile dare una spiegazione logica (controspionaggio?) dimostrabile, considerato che i biglietti erano ancora nelle mani di un’attivista del Partito d’Azione. Pertanto, il ritrovamento dei buoni sovrastampati, sicuramente autentici, rappresenta un unicum che si è voluto portare alla conoscenza e all’attenzione dei lettori e scrive una nuova, piccola pagina della circolazione monetaria nel difficile periodo della Resistenza.